Un vino, un libro. Werner’s nomenclature of colours

Naturali sfumature in un bicchiere di Otello Ceci Rosé

Uno dei nostri vini ha un colore unico.

Sono tutti bellissimi e molti sono singolari, ma uno colpisce sempre, quando lo osserviamo, anche noi che lo produciamo.

Si tratta dell’Otello Ceci Rosé, uno spumante extra dry di Pinot Nero le cui caratteristiche visive combinano brillantezza e una nuance di rosa incredibilmente accattivante.

Ed è osservandolo che ci appare lampante l’importanza dell’aspetto visivo nell’analisi del vino. Non ha solo una valenza estetica: come sappiamo, ci può svelare molti indizi relativi al prodotto che stiamo per assaggiare.

Questo avviene perché, per convenzione, sono stati stabiliti dei termini che potessero racchiudere tutta la gamma di possibili sfumature di colore. La definizione che si attribuisce durante una degustazione è quindi oggettiva. Ci permette di comprenderci, avere un linguaggio specifico universale. Intendere tutti lo stesso prodotto e significato.

La necessità di tale linguaggio, applicata però a tutto l’ambito della natura, è emersa già circa duecento anni fa, in concomitanza con l’enorme sviluppo dell’interesse in campo scientifico, le molte scoperte e il moltiplicarsi di studi, corsi e università.

Abraham Gottlob Werner

Werner, geologo e ricercatore vissuto a cavallo tra il Sette e l’Ottocento, comprese l’importanza di utilizzare un linguaggio oggettivo per classificare i colori dei minerali. Creò dunque nel 1814 quel piccolo gioiello che è la sua nomenclatura dei colori. A fianco di ognuno dei 79 colori presenti nel volume si possono trovare esempi concreti di quella stessa particolare tonalità in natura: in animali, vegetali e minerali.

Il volume, affascinante e pratico, ottenne un tale successo e si rivelò così unico nel suo genere da essere utilizzato come punto di riferimento anche da Charles Darwin per descrivere i colori osservati durante il suo viaggio sulla Beagle.

È inoltre tuttora riconosciuto come capostipite di una serie di pubblicazioni dello stesso genere, e come imperdibile curiosità dall’indiscussa valenza estetica.

Otello Ceci 1813 Rosé

Abbiamo cercato il nostro Rosé. Se per la nomenclatura classica dei colori dei vini parleremmo di un rosa scuro, Werner la catalogherebbe probabilmente Aurora Red, numero 86.

Definito come un Tile Red mescolato con poco Arterial Blood Red e una punta di Carmine Red, ha il suo corrispondente animale nel ventre del picchio rosso maggiore, quello vegetale nel rosso della mela sbucciata e quello minerale nell’orpimento.

Indecisi sulla sensazione che questo volume genera, non sappiamo se farci coinvolgere più dall’aspetto poetico o da quello scientifico. In ogni caso, sono paragoni affascinanti che sanno evocare emozioni molteplici. Spaziano dalla curiosità alla dolcezza allo stupore davanti alla meraviglia della natura.

Allo stesso modo, in fondo, noi ci stupiamo ogni volta davanti al colore di un vino che già svela tutto il senso di quel vino stesso.